Calvino ne Le città invisibili scriveva "d’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda" e mi viene facile pensare che, per quanto antitetiche siano città e montagna, si possa decisamente dire lo stesso anche di quest’ultima.
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Resegone senza mezzi a motore – ma che ne sanno i ladri di biciclette
Ci sono racconti che scrivo subito, di getto, con le mani sporche di magnesite o gli sci che gocciolano acqua sul pavimento della sala. E poi ci sono racconti che devono lievitare, come i panettoni a Natale. Perché alcune cose le capisci davvero solo dopo un po' di tempo. Una mattina di inizio gennaio, siccome nel partorire idee stupide sono, come si può dire, piuttosto brava, ho deciso di di legare alla "speriamo che tenga" gli sci sulla mia vecchia citybike, Clarabella, e andare a togliermi dalla scarpa un sassolino di quelli piccoli ma stronzi. Piccoli perché non è che sia una sciata di quelle che mammammia quasi quasi la evidenzio nel curriculum alpinistico, ma stronzi perché in una stagione in cui ha nevicato tanto con tutto quel bendiddio ti pare che vai a sciare sul Resegone dai! E alla fine finisce che quelle sciate lì non le fai mai. Ho aspettato un po' a parlarne perché non potevo assolutamente scriverne qui prima che il racconto di quella giornata fosse pubblicato sul numero di aprile di Skialper! Riuscire a trasmettere qualcosa, scrivendo delle mie esperienze, credo sia lo spin-off più bello che l'andare in montagna mi ha portato, insieme alle persone con le quali ho condiviso le esperienze, dalle quali ho imparato e che alla fine son diventati amici, più che soci di cordata.
Scialpinismo – dislivello e rapporto col mio corpo
Da che io abbia memoria lo sport mi ha accompagnata crescendo insieme a me: all'inizio per gioco (e per sfinimento dei miei genitori dato che ero la classica bambina che per farla star buona, dovevi spararle), poi l'atletica in particolar modo è diventata agonismo, poi c'è stata una rottura netta e due anni fa ho incontrato l'alpinismo. Mi ricordo che quando avevo 4 anni l'allenatore mi diceva che "il cioccolato lo mangia la mamma, tu la stagnola!" facendo riferimento ad una cultura alimentare rigida, assolutamente da inculcarmi nella testa. E ci sono riusciti: ad inculcarmela....