Un weekend ai Satelliti – ci porterei in gita i negazionisti del cambiamento climatico

Arrampicando ho imparato un sacco di cose, tranne arrampicare bene. Me la cavo, a volte meglio, altre meno meglio, altre ancora "blocca e cala che già la vita fa terrore, figuriamoci stare un paio di metri sopra gli spit o peggio ancora, sopra un friend, micro magari". Va così, a volte meglio, altre peggio. Comunque non è qualcosa che ho mai messo in discussione, anzi, ho imparato ad accettare e attraversare i momenti che vivo nei confronti dell'alpinismo contestualizzandoli nel resto della mia vita, come sto, cos'altro mi sta impegnando la testa, quanto e come riesco ad allenarmi, quanto e come ho voglia di spingere. Delle cose che ho imparato, soprattutto quest'anno, una delle più belle è guardare il quadro d'insieme.

Vallée Blanche (Monte Bianco) – una storia a puntate (III di III…+1)

Al Torino è domenica mattina, sono ormai le 9 abbondanti. Chiunque avesse intenzioni alpinistiche è già in giro da almeno 3 ore buone. Io e Ange emergiamo dalle braccia di Morfeo con immensa calma, lui il giorno dopo lavora quindi oggi si torna a casa e basta, non si farebbe in tempo a fare nulla senza bucare l'ultima funivia. Il nostro piano è quello di sistemare con calma il materiale, scendere a fare colazione a Courma come i milanesi d'oc e rientrare in Brianza. Se il giorno prima l'idea di pisciare fuori dal vaso è stata di Ange, la ritirata preventiva dalla Roger Baxter e il conseguente riposino mi hanno un bel po' rimesso al mondo e oggi tocca a me spararla grossa.

Goulotte Roger Baxter (Maudit, Monte Bianco) – una storia a puntate (II di III)

Vi ricordate qual era il piano? Fare qualcosa di tranquillo il primo giorno e poi la Modica il secondo. Invece il primo giorno abbiamo fatto la Gabarou Albinoni (https://smarandachifu.com/2022/03/04/goulotte-gabarou-albinoni-tacul-monte-bianco-una-storia-a-puntate-i-di-iii/) e risalendo al Torino io ho iniziato a pensare che avessero seriamente spostato il rifugio. In lontananza, ormai al buio, vediamo due frontali aggirarsi nella conca del Maudit. Penso "dai, che se le maledizioni che si alzano al cielo sono tante magari la voce si fa forte e il cielo ci fulmina ponendo così fine al nostro patibolo." L'ottimismo si sa, è il profumo della vita. E invece al Torino, stranamente, ci faccio ritorno. Poco dopo, mentre stiamo sistemando il materiale e trangugiando calorie randomiche, entra uno dei due che avevamo visto aggirarsi sotto al Maudit. Ci dice di aver fatto la Roger Baxter, che è in condizioni e che hanno attrezzato tutte le doppie su abalakov per la discesa. Ad essere del tutto onesta io non la conoscevo come goulotte, Ange sì. Mi guarda cercando approvazione, lo guardo cercando empatia. Guardiamo la relazione e la difficoltà tecnica dovrebbe essere meno rispetto alla Gabarou, ma son comunque 600 metri di via. Approvazione 1, empatia 0.

Goulotte Gabarou Albinoni (Tacul, Monte Bianco) – una storia a puntate (I di III)

I programmi miei e di Ange erano quelli di salire al Torino, fare una goulotte facile di pochi tiri il primo giorno, fare la Modica il secondo e il terzo scendere sempre dal Torino. Inutile dire che nulla è andato come stabilito. La sveglia, infame, suona alle 4. Alle 5 in autostrada ci siete sempre solo tu e quelli che arrivano diretti dall'after. All'autogrill, cercando di ritrovare la dignità in un caffè e una melizia non capisci mai se sei più idiota tu o loro. Comunque credo che loro scrivano usando il caps lock, mi consolo con questo pensiero. Ci fermiamo a fare colazione, la temperatura fuori è ancora, di pochissimo, sopra lo 0. Un bel tempore, quasi me lo godo visto che so che me lo scorderò per i prossimi due giorni.