Quando ritorno a casa ripongo l'ennesima bottiglia di mirto tra i pochi superalcolici che possiedo. Saranno sì e no dieci bottiglie in totale, un rhum che arriva da Cuba, delle bottiglie di sakè prese in Giappone (che poi mi chiedo perché mai le ho prese, dato che mi ha fatto schifo il sakè anche nella sua terra d'origine) e la bellezza di quattro bocce di mirto, pure buone. Che se uno non lo sapesse, tra il fatto che faccio Chifu di cognome e il mirto che ho, ci sta pure chiedermi se sono sarda. ontinuità territoriale, ma considerato che l'Italia ancora non vuole riconoscermi nemmeno la cittadinanza, mi limiterò a collezionare mirti e parlare con accento milanese, dicendo agli estranei ai quali non ho voglia di raccontare la rava e la fava che sì, io e la Cannalis siamo le uniche due sarde alte più di un metro e un biscotto, sì, va bene.
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L’arrampicata è uno sport di merda
Chiunque scali lo sa, l'arrampicata funziona più o meno così: più che "meglio un giorno da leoni che cento da pecora" direi "almeno c'è un giorno da leoni ogni mille da pecora". Poi spesso "da leoni" è un parolone, ma ci si accontenta presto. Per ogni soddisfazione che ti prendi sai che te la dovrai far bastare per un po' perché il menù base solitamente prevede pane e frustrazione. Cosa sto facendo e perché non ho aggiornato il sito con mirabolanti scalate e vioni estivi? Semplice, non ne ho fatti. Facciamo un passo indietro, anche due.
Falesie, trazioni e pazienza
Se potessi dire una sola cosa alla me ventenne, è di avere pazienza e soprattutto, quando sembrerà che non ci sia davvero nessuna possibilità, di averne un altro po', di pazienza. Perché quello, spesso, è il momento chiave.