C'è un incipit fondamentale in questo articolo: Omar, se mai ti capiterà di leggerlo, per puro caso, sappi che non è stato scritto con l'intento di bullizzarti, anzi, tutt'al più quello di bullizzarci invece, perché in fondo da dove sei tu ci siamo passati tutti e, ancora adesso, in base al periodo, alla forma, alla testa e soprattutto in base al tipo di via e al suo grado, dove sei tu...ci siamo ancora tutti! Questo racconto, dunque, è dedicato a Omar. Col cuore. Ma andiamo con ordine: chi è, ordunque, Omar?
Crap della Nona – gradi e valore umano
Faccio il chiave abbastanza stupita di me stessa, ma poi, sempre senza aspettarmelo, cado in catena. Un po' di tempo fa per una cosa simile avrei pensato subito una cosa: che valgo meno come persona. Che non ho fatto abbastanza, non sono stata abbastanza brava, non mi sono allenata abbastanza, che insomma non ho fatto i compiti, che è colpa mia. In fondo, anche se non lo si ammette mai, parte della nostra autostima dipende non solo dal grado ma anche da come gli altri percepiscono il nostro grado e modo di scalare. Insomma, dipende dall'approvazione altrui, per alcuni di più per altri di meno ma vale un po' per tutti e fa cagare....
Vacanze in Valle dell’Orco – siete felici?
La A4 ormai mi scorre meglio della mia cara vecchia SS36. Insieme a lei scorrono anche le strisciate al casello ma per un po' di granito e di pace, quest'estate, questo e altro. Le vacanze estive 2021 son venute un po' così, alla bell'e meglio diciamo. Innanzitutto mai avrei pensato di finire tre volte di fila, in dieci giorni, in Valle dell'Orco. Solitamente preferisco gironzolare, scoprire nuovi posti scalando, forte della mia scarsa tenenza ripongo tante glorie nell'aver girato non poco dell'arco alpino. C'è anche da dire che, salvo qualche puntata al Sergent sulle classiche fessure e una bellissima giornata su quella roccia fotonica dello Scoglio di Mroz di due anni fa, la Valle dell'Orco non l'avevo poi girata moltissimo....
L’arrampicata è uno sport di merda
Chiunque scali lo sa, l'arrampicata funziona più o meno così: più che "meglio un giorno da leoni che cento da pecora" direi "almeno c'è un giorno da leoni ogni mille da pecora". Poi spesso "da leoni" è un parolone, ma ci si accontenta presto. Per ogni soddisfazione che ti prendi sai che te la dovrai far bastare per un po' perché il menù base solitamente prevede pane e frustrazione. Cosa sto facendo e perché non ho aggiornato il sito con mirabolanti scalate e vioni estivi? Semplice, non ne ho fatti. Facciamo un passo indietro, anche due.
Resegone senza mezzi a motore – ma che ne sanno i ladri di biciclette
Ci sono racconti che scrivo subito, di getto, con le mani sporche di magnesite o gli sci che gocciolano acqua sul pavimento della sala. E poi ci sono racconti che devono lievitare, come i panettoni a Natale. Perché alcune cose le capisci davvero solo dopo un po' di tempo. Una mattina di inizio gennaio, siccome nel partorire idee stupide sono, come si può dire, piuttosto brava, ho deciso di di legare alla "speriamo che tenga" gli sci sulla mia vecchia citybike, Clarabella, e andare a togliermi dalla scarpa un sassolino di quelli piccoli ma stronzi. Piccoli perché non è che sia una sciata di quelle che mammammia quasi quasi la evidenzio nel curriculum alpinistico, ma stronzi perché in una stagione in cui ha nevicato tanto con tutto quel bendiddio ti pare che vai a sciare sul Resegone dai! E alla fine finisce che quelle sciate lì non le fai mai. Ho aspettato un po' a parlarne perché non potevo assolutamente scriverne qui prima che il racconto di quella giornata fosse pubblicato sul numero di aprile di Skialper! Riuscire a trasmettere qualcosa, scrivendo delle mie esperienze, credo sia lo spin-off più bello che l'andare in montagna mi ha portato, insieme alle persone con le quali ho condiviso le esperienze, dalle quali ho imparato e che alla fine son diventati amici, più che soci di cordata.
Scialpinismo – dislivello e rapporto col mio corpo
Da che io abbia memoria lo sport mi ha accompagnata crescendo insieme a me: all'inizio per gioco (e per sfinimento dei miei genitori dato che ero la classica bambina che per farla star buona, dovevi spararle), poi l'atletica in particolar modo è diventata agonismo, poi c'è stata una rottura netta e due anni fa ho incontrato l'alpinismo. Mi ricordo che quando avevo 4 anni l'allenatore mi diceva che "il cioccolato lo mangia la mamma, tu la stagnola!" facendo riferimento ad una cultura alimentare rigida, assolutamente da inculcarmi nella testa. E ci sono riusciti: ad inculcarmela....
Romilla – la storia di un ciliegio
Cosa c'entra una cascata di ghiaccio con un ciliegio? Non tutti hanno la fortuna di aver avuto i nonni vicini, io ho avuto la fortuna di aver avuto nonni giovani e di esserci cresciuta, per anni, nella loro casa. La casa dei miei nonni era un posto magico, una fattoria piena di animali, orti e innumerevoli rischi di morire, ai quali sono stranamente sopravvissuta....
Salto del Nido – regali di Natale
Il fatto che io sia un filo bipolare credo sia lapalissiano dal momento che i miei autoregali per Natale sono stati le picche nuove e un set di maschere idratanti per il viso volte a rimediare i disastri che combino al mio misero corpicino portando avanti un equilibratissimo stile di vita che oscilla tra il 1: "sangue botte violenza pezzi di ghiaccio in faccia lividi sul culo", 2: "autoeducazione spartana del mio fegato a reggere birrette da supermercato che non reggevo a 18 anni figuriamoci adesso" e 3: "minestroni di verdure e creme idratanti da mille euro perché mi stacco a pezzi in tutti i sensi se non inizio un po' a prendermi cura di me e accettare che tra un po' possono votare quelli che son nati quando io già ero al liceo". Però vorrei ancora trasmettere l'idea di una persona perfettamente sana di testa che appena le son arrivate due picche nuove che voleva da tanto tempo ha reagito in maniera molto pacata e posata, tipo "andiaaaaaaaaaaaaaamoooo a fare una cascata vi prego amici andiamo a fare una cascata dai dai dai dai", scodinzolando come un cane quando prendi in mano il guinzaglio....
La Pala dell’Eretico – posti dove fuggire
Uno può sforzarsi quanto vuole, di trovare il bello in ogni cosa, di pensare che dal letame nascano i fiori mentre dal diamante non nasce niente, però stando a questo assioma, nel 2020 avrei dovuto ritrovarmi un campo di rose in giardino e così non è stato. Perché a volte è più liberatorio dirsi le cose come stanno, tipo che questo è davvero un anno mediamente di merda, con picchi molto intensi.
Falesie, trazioni e pazienza
Se potessi dire una sola cosa alla me ventenne, è di avere pazienza e soprattutto, quando sembrerà che non ci sia davvero nessuna possibilità, di averne un altro po', di pazienza. Perché quello, spesso, è il momento chiave.