Cimbergo – storia di falesie troppo inclinate ma soprattutto di quel periodo in cui ho capito che stavo invecchiando

L'autunno è quasi sempre così, è quella stagione in cui si ripuliscono le camme dei friend, li si sistema per bene come dei gioielli preziosi e si torna a fare il conto con i vecchi nemici: il trave, insindacabile giudice di quanto l'estate porti via ogni massimale che nel mio caso però per fortuna è sempre stato basso e le falesie, quel luogo ameno dove il gesto atletico viene ripulito di qualsiasi altro suo connotato, lasciandoti solo quella manciata di scuse ridicole che ricicli a turno "c'è umido" "fa freddo" "ieri ho bevuto" "mi fa male un gomito" "mi fa male l'osso sacro che lo so che non c'entra nulla con la scalata ma che cazzo".

Sardegna – posti in cui non vai, ma torni

Quando ritorno a casa ripongo l'ennesima bottiglia di mirto tra i pochi superalcolici che possiedo. Saranno sì e no dieci bottiglie in totale, un rhum che arriva da Cuba, delle bottiglie di sakè prese in Giappone (che poi mi chiedo perché mai le ho prese, dato che mi ha fatto schifo il sakè anche nella sua terra d'origine) e la bellezza di quattro bocce di mirto, pure buone. Che se uno non lo sapesse, tra il fatto che faccio Chifu di cognome e il mirto che ho, ci sta pure chiedermi se sono sarda. ontinuità territoriale, ma considerato che l'Italia ancora non vuole riconoscermi nemmeno la cittadinanza, mi limiterò a collezionare mirti e parlare con accento milanese, dicendo agli estranei ai quali non ho voglia di raccontare la rava e la fava che sì, io e la Cannalis siamo le uniche due sarde alte più di un metro e un biscotto, sì, va bene.

Crap della Nona – gradi e valore umano

Faccio il chiave abbastanza stupita di me stessa, ma poi, sempre senza aspettarmelo, cado in catena. Un po' di tempo fa per una cosa simile avrei pensato subito una cosa: che valgo meno come persona. Che non ho fatto abbastanza, non sono stata abbastanza brava, non mi sono allenata abbastanza, che insomma non ho fatto i compiti, che è colpa mia. In fondo, anche se non lo si ammette mai, parte della nostra autostima dipende non solo dal grado ma anche da come gli altri percepiscono il nostro grado e modo di scalare. Insomma, dipende dall'approvazione altrui, per alcuni di più per altri di meno ma vale un po' per tutti e fa cagare....

L’arrampicata è uno sport di merda

Chiunque scali lo sa, l'arrampicata funziona più o meno così: più che "meglio un giorno da leoni che cento da pecora" direi "almeno c'è un giorno da leoni ogni mille da pecora". Poi spesso "da leoni" è un parolone, ma ci si accontenta presto. Per ogni soddisfazione che ti prendi sai che te la dovrai far bastare per un po' perché il menù base solitamente prevede pane e frustrazione. Cosa sto facendo e perché non ho aggiornato il sito con mirabolanti scalate e vioni estivi? Semplice, non ne ho fatti. Facciamo un passo indietro, anche due.

La Pala dell’Eretico – posti dove fuggire

Uno può sforzarsi quanto vuole, di trovare il bello in ogni cosa, di pensare che dal letame nascano i fiori mentre dal diamante non nasce niente, però stando a questo assioma, nel 2020 avrei dovuto ritrovarmi un campo di rose in giardino e così non è stato. Perché a volte è più liberatorio dirsi le cose come stanno, tipo che questo è davvero un anno mediamente di merda, con picchi molto intensi.

Falesie del Ballabiot e Muro del Butch – domeniche d’autunno a casa in famiglia

Arrampicare è, per tanti, oltre che uno sport, un modo per vivere le persone e i posti; come un branco di animali alla ricerca del luogo a noi più adatto, l'autunno ci fa migrare dalle alte e lontane pareti delle vie estive alle falesie invernali. Non è ancora inverno, neve e ghiaccio mancano per ora e la domenica di mezza stagione porta voglia di compagnia e tacche da strizzare. E' quella stagione delle falesiate in cui non hai più caldo, fai sicura col piumino e c'è un grip della madonna. E così domenica siamo andati all'inaugurazione della nuova falesia del Ballabiot!

Stoppani – la pace, la placca, il gioco

"Questo lo fai a vista, ti giuro", me l'aveva detto Ale, ma ancora lo conoscevo poco. Col tempo poi ho capito che quello che lui fa a vista io lo chiudo al quarto giro, se va bene, quello che io faccio serenamente lui mi guarda e mi dice "tu sei pazza". Ale è un maschio …

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