Credo che dopo gli addetti ai lavori solo gli alpinisti abbiano una percezione così precisa del meteo: cinque app, una triangolazione personale di dieci bollettini, un’esperienza acquisita nel tempo sui posti dove piove di sicuro (voi il panorama dalla Presolana l’avete mai visto? No perché senza nuvole da quelle parti mi sentirei spaesata…). Col tempo si guadagna proprio una certa dimestichezza con le esposizioni delle pareti per capire se fa caldo o meno, messe a sistema con la loro quota, se c’è vento, mia nonna, l’umidità nell’aria, insomma, giocare a tennis sarebbe stato meglio, possibilmente indoor. Infatti è sempre difficile decidere dove andare!
E così, con le previsioni che non regalano molta gioia, l’idea di fare due giorni su plastica non mi fa proprio gola, decido di accettare l’invito di Walter per la Pietra di Bismantova: posto nuovo e sole tutto il giorno, perché no? Siamo in tre, oltre a noi due ci sarà anche il Pelo, che conoscevo già di nome tramite amici comuni.
Mentre siamo in autostrada e ci lasciamo una Lombardia sotto l’acquazzone alle spalle, vedere il sole non è affatto male e quando, dopo una curva, sbuca all’improvviso la Pietra, decisamente questa giornata sembra proprio una bella idea! L’ambiente non è certo il massimo dell’isolamento: le vie sulla Pietra si mischiano ai monotiri, agli escursionisti, al vociferare del rifugio/ristorante alla base, ma a me ogni tanto anche l’atmosfera tipica di certi posti che vivono di arrampicata piace molto, soprattutto Finale e Arco danno questa sensazione. Ci si sente parte di un gruppo e poi a noi va pure di fortuna perché attacchiamo la prima via, il Diedro Marchi con nessuno davanti a noi e la seconda via, la Zuffa Ruggiero, di nuovo soli! A giudicare da quanta gente sta scalando in giro, direi che abbiamo fatto tombola.
La prima via la tira tutta Walter, generalmente le vie sulla Pietra sono tutte sui quattro tiri circa, non ha senso alternarsi in tre: il primo tiro parte con un paio di movimenti in placca, una placca strana, non di spalmo ma di punta di piede, la roccia si divide o in settori a “mattonelle” (sembrano davvero le mura di una casa!) o in settori con diedri perfetti. Sulle placche i piedi vanno su delle piccole sporgenze piatte e le mani sono sempre su piattoni/svasi, quasi più in appoggio che altro. Dopo i primi metri la via diventa degna del suo nome e la seconda portata della parete, dopo le placche a mattonelle, sono appunto i diedri da manuale, a dir poco perfetti, geometrici e di tutte le misure: il primo tiro infatti si conclude con una fessura meravigliosa che ci porta alla base del secondo tiro, un diedro aggettante di 6b e anche piuttosto lungo come tiro. Walter infatti ne uscirà bello provato, Pelo parte per primo quando tocca a noi e, come già potevo intuire su di lui, è di quelli che sono di un’altra razza, lo fa senza fiatare, mentre io mi devo per forza fermare: il giorno dopo sentirò delle belle coltellate sui dorsali (o laddove dovrei avere dei dorsali che evidentemente non ho…), certo che se magari non fossi andata in palestra il pomeriggio e la sera prima! Ma ogni scusa è buona per essere marci. Finiamo la via con un tiro semplice e usciamo in cima, 15 minuti e siamo di nuovo all’attacco passando sotto un durissimo settore monotiri!
Giusto il tempo di sistemarsi un secondo e mi lego le corde per la seconda via di oggi, la Zuffa Ruggiero, una classica della parete: effettivamente è una via davvero bella, non le manca nulla. Un tiro in camino mi diverte tantissimo, si entra proprio dentro, sembra di fare speleologia verso l’alto e gli ultimi tiri che collego insieme sono un diedro davvero godibile e bello che porta in cima. Il tutto spezzato da un esposto traverso in placca che già dalla sosta mi incute timore, però alla fine sembra molto ben protetto e soprattutto non si possono fare solo le cose che ci riescono. Certo che davvero sono proprio impedita su questo tipo di movimenti ma sicuramente non risolveremo il problema evitando questi tiri e consolidando l’idea che non sono capace. Il Pelo, per aggiungere del sale alla sua giornata dato che ha scalato solo da due, fa la seconda via con le scarpe d’avvicinamento! E te pareva… quelli bravi, per non dire altro. E mi dice pure che da secondi son bravi tutti, si certo, ho il sospetto che lui però sia bravo anche da primo!
Di nuovo in cima, scendiamo e volendo ci sarebbe spazio per una terza via, ma vogliamo tornare presto e decidiamo di sbaffarci quel kilo e mezzo di maiale in varie forme affettate e tornare a casa.
Il posto merita sicuramente una visita: le voci di corridoio dicono che la roccia sia polverosa, che sia fragile, che sia unta. Per le due vie che abbiamo fatto noi, nulla di tutto questo. Non è certo granito, un po’ di bussate alla roccia prima di tirare bisogna farle, ma ho visto calcare messo molto peggio, per non dire poi la dolomia! La roccia, magari anche per le numerose ripetizioni, è spesso pulita e stranamente no, non è unta e non abbiamo certo fatto vie poco ripetute!