Tufelstalwand (Parete del Diavolo), via Zeichen der Freundschaft – il plaisir in chiave postmoderna

Le cose erano chiare, già da settimana scorsa. “Facciamo una via tranquilla”. Siamo finiti a fare Pegaso Machine al Pinnacolo. Ora, capisco che non sia, su scala assoluta, l’esperienza del demonio, però è finita che per attaccarla abbiamo nuotato nell’erba bagnata e alta fino al ginocchio, non l’abbiamo finita, ci siamo calati perché nessuno aveva voglia di ragliare e comunque è una cacchio di via di VII a friend. Non proprio il concetto di “tranquillo”. Quindi questo weekend io e Ange ci riproviamo, patti chiari amicizia lunga: giornata plaisir, via spittata, si arrampica sereni e decentemente, si sta tranquilli, si mangiano mirtilli in cima…

….si manda tutto in fumo uscendo dal Gottardo e guardando il termometro in picchiata “ma no dai mica può scendere sotto i 15 gradi”. 14, 13, 12, 11…7.

“Ma ha piovuto o è umidità per terra?”. Aveva piovuto.

“Ma tu hai riguardato il meteo ieri? Davano sole”. C’era nuvolo.

“Però è solo una nuvola bassa, poi si alzerà!”. Poi. Molto poi. Dopo l’avvicinamento in una nebulosa stile Gardaland, le doppie per scendere nella gola che già la prima inzuppa le corde, alla seconda doppia le corde avevano imbarcato acqua a sufficienza da strizzarle con la piastrina. Meraviglioso. Penso “ora arrivo giù e lo uccido”, ma poi arrivo giù e niente, alla fine in giro con lui mi diverto sempre. La nuvola comunque ancora lì.

Guadiamo il fiume, Ange si bagna la scarpa, io opto per la versione coraggiosa, la tolgo, piedi nudi, 0,1 gradi, congelamento, lo mando a quel paese, ce lo rimando con più enfasi, ridiamo come due tonti, Ange “eh dai la via oggi almeno è vuota, sicuro che non troviamo coda”, fa pure lo spiritoso capito, se lo può permettere solo perché è più bravo di me e sa che non posso ucciderlo altrimenti poi come esco da questa gola di nebbia e umidità che sembra la scenografia del video di Thriller? Un paio di fisse e arriviamo all’attacco. Dai, tutto benissimo: la parete sta solo trasudando e da questa gola si esce solo scalando. Quasi quasi lo uccido anche se poi non uscirò mai più da questo posto, ne vale la pena! Ange mi chiede cosa voglio fare. Penso ad una valida alternativa, tipo riavvolgere il tempo e tornare su dalle doppie, ammazzarci di cibo schifoso e costoso in un rifugio svizzero e tornare a casa sbronzi, mi viene da ridere, alla fine sono davvero un po’ preoccupata ma poi ripenso che la via è talmente tanto spittata che male che vada sarà una lenta via di fuga di dieci tiri, malissimo che vada usciamo che abbiamo munto un gregge intero. Dai, quasi quasi non lo uccido nemmeno oggi, ci leghiamo e quando ci dividono i soliti sessanta metri di corda, il resto è solo un’altra avventura, ci sarà da ridere!

Quando ormai penso che il peggio che possa succedere è mettere a dura prova le fettucce dei rinvii per 270 metri di via, Ange parte per il primo tiro, da brava leonessa coraggiosa sono pure contenta che sia partito lui anche se il primo tiro sulla carta è quello più facile della via, mi metto le scarpette, faccio per mettere via le scarpe nello zaino e, ovviamente, ovviamente, mi cade una scarpa giù quasi nel fiume. Ho una moderata e pacata reazione tipo “nooooooooooooooooooooooo” seguito da quarantacinque bestemmie che non risparmiano nessuna religione. Mi faccio calare sotto, recupero la scarpa che per poco non finisce in acqua e si ferma su dei rododendri, cerco di ritornare alla S0 se non che capisco subito che ho davanti un diedro al quale darei un bel VI volendo, 90 gradi netto, due falangi dentro, secchiate d’acqua ovunque. Mentre sento i pesciolini nelle scarpette decido che è cosa buona e giusta ritornare alla S0 tirandomi su sulle corde. Avevamo detto plaisir. E la via non è ancora iniziata.

Arrivo in sosta che sono fradicia, parto per il primo tiro e il buon mix scarpette “ciafciaf” e roccia bagnata mi regalano due bei voli da manuale. Sulla roccia ci sono lumache d’acqua. Lumache d’acqua. Quando finalmente rivedo Ange, quasi cinquantacinque ere geologiche dopo, un po’ agghiacciata lo sono. Tant’è che mi regala anche un “dai, riparto io sul secondo tiro…”, che credo sia la massima espressione e manifestazione del suo voler bene a qualcuno. Ovviamente mi oppongo a questa scelta con tantissima forza, tipo “ok va bene ciao!”, ho già le sue corde nel secchiello “scusa cosa ci fai ancora qua?”. 

Mentre fa anche il secondo tiro mi giro e improvvisamente vedo Andermatt a valle, guardo la nuvola che si sta alzando sopra di noi, c’è addirittura un po’ di sole all’orizzonte. Sta a vedere che davvero non può andare peggio di così. Infatti, incredibilmente, nel giro di un tiro l’atmosfera cambia completamente, pian piano la roccia si asciuga e da lì in poi avremo sempre il sole in via! Menomale perché in realtà la via è uno spettacolo.

I tiri sono un susseguirsi di diedri da doulfer perfette (in realtà la terza lunghezza e l’ultima sono proprio da manuale, chiaramente io su L3 che tocca a me, dato 6a+, non riesco comunque a farlo a vista e mi appendo ghisandomi per bene, mentre Ange poi farà L10 a vista, il tiro proprio finale con un diedro davvero perfetto, mezzo uomo mezza capra, dai che ho fatto bene a non ucciderlo!), placchette, un camino vecchio stile nel quale mi divertirò tantissimo.

La via in sè è degli anni ’70 ed è stata riattrezzata nel 2010, è pulitissima perché credo abbia numerose ripetizioni, messa in sicurezza in maniera direi svizzera, c’è addirittura un lamone chiodato nella roccia dietro per evitare che si stacchi! Gardaland. RS1 davvero, il giorno dopo mentre siamo ad arrampicare in falesia a Cornalba nella bergamasca, una falesia storica e piuttosto dura, commenteremo un tiro dicendo che “la via di ieri era spittata più corta di questo tiro”! Ciò nonostante merita perché davvero la linea è meravigliosa e i tiri tutti divertenti!

Magari ecco, se per caso piove, sulla Parete del Diavolo non andateci che non è proprio semplice fuggire da una gola se non verso l’alto o vincendo un giro in elicottero con la Rega!

Usciamo dalla via e ci schiaffiamo a goderci il sole calante chiacchierando, in mezzo a una piantagione di mirtilli selvatici. Pensare com’è iniziata la giornata ci sembra incredibile.

E comunque, spit vicini, friend, protezioni precarie lontane, per me il menù è sempre lo stesso: arriverà il giorno in cui imparerò a scalare, ma anche oggi quel giorno è un incerto domani. Faccio i tiri che toccano a me con la stessa grazia e calma di sempre, cioè quella di un elefante con gli attacchi di panico. Ma va bene così, la giornata è stata davvero tanto bella, ma non ne avevo dubbi!

Ps _ Noi abbiamo fatto solo due doppie per scendere, la seconda finisce qualche metro sopra una corda fissa, comunque se non sono morta io ce la può fare chiunque! Le relazioni in giro sono prevalentemente in tedesco, le due in italiano che ho trovato più attinenti ve le linko qui.

1 – https://scuolaalpinismoaltabrianza.files.wordpress.com/2008/11/tufelstalwand-zeichen-der-freundschaft.pdf

Qui invece lo schema sul sito di Filo, che, ovviamente, non perde il vizio e sgrada tutto (forse alcuni 6b effettivamente sono manica larga dai)!

2 – http://www.camminiverticali.it/static/topos/zeichenderfreundschaft_tufelstalwand.pdf

Lascia un commento