Se il primo appuntamento è un “conosciamoci”, il secondo è implicitamente una dichiarazione di interesse, al terzo appuntamento la storia inizia a farsi decisamente seria. E infatti il mio, con la Presolana, è il terzo di appuntamento e non c’è che dire: non posso certo considerarla una cottarella ormai, con le sue pareti piene di buchi mi ha fatto innamorare fin da subito!
La meta questa volta è un po’ più insolita e remota, invece della classica parete sud, questa volta l’obiettivo è a sud-est, sulla parete orientale. Siamo originali, oggi non vogliamo gente attorno e questa parte della parete è davvero poco frequentata, chissà perché. La via è poco nota, online non l’ho trovata, in compenso è relazionata in una delle mie guide preferite, “Nel Giardino di Pietra” di Michele Cisana. La giornata è speciale già in partenza perché insieme a me c’è un compagno di cordata un po’ particolare, dopo aver letto tante volte le sue relazioni, ammetto che un po’ mi sento intimorita anche perché, con un giro un po’ particolare, oggi in realtà è la prima volta che ci vediamo: Walter, Polidori, insomma…dai che di ansia da prestazione oggi nemmeno l’ombra, eggià!
Camminiamo e, abituata ad andare in giro con scappati di casa peggio di me, a volte penso di avere un passo lento in montagna, invece mi rendo conto che ho solo dei pessimi e velocissimi termini di paragone! Riusciamo a chiacchierare parecchio durante l’avvicinamento e proprio in vista della parete sud iniziamo a costeggiare andando verso est. Quando siamo nelle vicinanze dell’attacco, capire da dove parte la via è un po’ un’incognita: il primo tiro è di III grado, insomma, balze erbose, cerchiamo di capire da dove potrebbe partire ma alla fine ci leghiamo in un punto vagamente comodo e anonimo e parto sul primo tiro. Faccio fuori quasi tutti i metri di corda, III a me non sembra comunque, però si sale bene, vedo una serie di spit in placca ma so che vicino c’è Macumba, una via moderna che parte con un bel 6b: eviterei una sveglia così gelida e quindi, alla vista degli spit, me ne allontano come il diavolo dall’acqua santa, ho il forte e giusto sospetto che sul III gli spit non ci dovrebbero essere. Proseguo più a sinistra rispetto alla linea degli spit, esco da un facile diedro e mi ritrovo in sosta, di fianco ad una grotta nera strapiombante. Recupero Walter e riguardiamo la relazione: sono alla terza sosta! Abbiamo fatto fuori metà della via in un tiro!
Cedo armi e munizioni a Walter, che parte per il traverso: mentre sale si vede proprio che si sta divertendo, non vedo l’ora che arrivi in sosta perché non vedo l’ora di partire, mentre sale se la gode così tanto che stare fermi sotto a guardarlo scalare è una tortura! Quando mi dice di partire già vedo i buchi che seguono, è come scalare in un formaggio svizzero! Ci vorrebbero una decina di tiri così per farseli bastare, che bella vita oggi! Lo raggiungo in sosta e mi riprendo il materiale. Il tiro che segue dovrebbe avere un passo in placca simpatico, dato VII- o A0, Walter si propone di salire ma il mio minestrone 1 – ansia da prestazione, 2 – orgoglio e soprattutto 3 – la possibilità di un A0 mi convincono ad andare avanti. L’A0 sul passo in placca io non lo consiglierei: la via non è sportiva, ci sono un po’ di chiodi sparsi in giro, quello del passo in placca fa pure maramao e mi si muove davanti. Ottimo. Mi ci appendo ma decido di non tirare nulla se non la roccia, è davvero un metro poi torna la pace. Dai che a rantolare su ce la posso fare anche io. A Walter tocca l’ultimo tiro, anche questo in traverso e poi su terreno facile quasi in cima: mentre sale, da come scala, dalla sosta gli dico “Ma è Natale lassù con tutte quelle maniglie?” e lui di rimando propone di sgradare il tiro che sarebbe un VI, perché lo trova facile. Quando salgo, riesco comunque a farlo bene ma io il VI lo sento tutto, ammanigliato certo ma mica c’è l’ascensore! Questa moda di sgradare i tiri comunque è un vizio di quelli bravi e se lo potrebbero anche togliere, quando con Ale siamo andati a fare Kundalini, Filo ci commentò la salita dicendo che “è un IV grado”, ancora un po’ ed era un avvicinamento leggermente impervio secondo lui, maledetti tutti quelli che tra il V e il VI ci vedono solo due strizzatine in più!
Lo raggiungo in sosta e in teoria la via sarebbe finita, con enorme dispiacere: bella, godibile, cortissima! Proseguiamo sull’uscita Pelliccioli fino in cima, lo spettacolo del panorama mica è male. Walter in cima mi richiama per una foto insieme e io, scherzando, mi avvicino per la foto dicendogli “ovviamente la caianata della cima, non l’avrei mai detto da uno come te!”, ride e per rincarrare la dose mi propone, dato che è davvero presto, di proseguire per tutte le cime della Presolana. Alè, mi viene da ridere e accetto comunque volentieri, ho voglia di fare due passi, anche se scherzo sul fatto che non ho mai avuto chissà che passione per le cime! Arriviamo sulla Punta della Centrale, scendiamo in un canale simpatico dove facciamo la caccia al tesoro, quelle situazioni dove due sassi messi assieme sembrano un ometto (ma non lo sono), intravedo un chiodo con cordino che useremo per saltare un canale esposto, superiamo la Presolana di Prato e arriviamo finalmente in cima anche all’Occidentale. Mica stupido come giro, per uscire in cima all’Occidentale c’è una parete di una ventina di metri di III che facciamo slegati, volendo si fa a tiro (ci sono i chiodi), comunque il giro non è banale ed è anche molto lungo! Così come nemmeno è banale scendere, Walter occhio d’alpinista imbrocca il canale giusto, mentre io avrei preso quello prima che probabilmente mi avrebbe portata nel nulla, ma è qui che si vede chi va in giro da un anno e chi da 30!
Lungo la discesa si vedono molte ramponate e qualche resinato, deve essere bello da fare in invernale, magari ci torno! Scendendo passiamo di fianco alla famosa Grotta dei Pagani, anche lei da vedere d’inverno e finalmente sul sentiero di ritorno a rotolare a valle verso la birra.
Mentre eravamo in giro mi racconta di alcune sue esperienze, di quando ha conosciuto Gogna e lo dice con il tono di chi si è sentito in soggezione di fronte ai mostri sacri. Eh, quelli bravi non se ne rendono mai conto quando iniziano ormai a stare dall’altra parte della cattedra, cioè dalla parte dei mostri sacri.
Però dai, anche oggi, la birra me la sono comunque guadagnata. Torno a casa proprio contenta dell’esperienza, lascio tutto il materiale direttamente in macchina perché il giorno dopo, con non poca sofferenza per la sveglia, mi alzo e vado in Valle: la Sere mi ha chiesto di vederci e quale modo migliore per farlo se non facendole conoscere la Val di Mello verticale, seppur sulle sue vie più facili, questa giornata riempirà comunque il weekend nel migliore dei modi.