Via Bramani Ratti in Presolana – legge di Murphy dell’alpinismo: tutto ciò che può incastrarsi lo farà, tranne quando serve, ovviamente

“E ti pareva che non s’incastrasse”, penso mentre vedo la mezza penzolare nel vuoto con una doppia asola su uno spuntone che manco se ci avessi provato per un giorno ci sarei riuscita!

Le doppie: modalità di facile e rapida discesa, oggettivamente pericolosissime, preferibili nonostante ciò ai sentieri in discesa perché meglio morire male che vincere la pigrizia! Poi il brivido di farle su una via di V grado tirandosi addosso sassi, su calcare non proprio solido, verso le 17 del pomeriggio, con ancora un’ora di sentiero di rientro. Vuoi mettere? Da PucD “pocouncazzodifficile”  la via improvvisamente guadagna un paio di gradi, di sale e di pepe e di bestemmie. Sennò dov’è il gusto?

Ma lo sapevo, due su due relazioni che ho letto di ‘sta via, la montagna si è tenuta una corda dei suoi visitatori. E mentre scalo me la tiro pure addosso, mi puzza di incastro, quasi ci spero. Non mi era ancora successo di incastrarle seriamente!

Dove sono? Su una delle mie pareti preferite: la sud della Presolana, l’ho scoperta insieme a Edo, avevamo già fatto lo spigolo Longo divertendoci a fare delle varianti dove la roccia era più compatta. Ero rimasta folgorata, non a caso la chiamano la Regina delle Orobie: si staglia in modo così evidente anche da lontano, è proprio una cima orgogliosa e da vicino la parete sud (ma immagino anche la nord, che ancora non ho conosciuto) ha un calcare eccezionale: buchi definiti con uno scalpello, bianchi, perfetti, delle acquasantiere nella roccia! E’ da allora che non vedevo l’ora di tornare. Infatti ci torniamo sempre assieme.

Decidiamo infatti di goderci una giornata piena, tra avvicinamento e via un po’ di ore si riempiono facilmente, se poi aggiungi l’ingrediente fondamentale, ossia che non sappiamo cavarcela in montagna manco per arrivare al rifugio le ore si riempiono eccome: saliamo la Bramani Ratti, variante Scandella in uscita.

La via di per sè è una grande classica, rimane sempre sul IV/V grado, in via ci sono protezioni a sufficienza e, dato il grado, si integra comunque bene: la Presolana da quel punto di vista, per ora, mi ha sempre fatto godere la roccia e pensare poco alle protezioni. Di significativo c’è il famoso tiro della lama rossa, proteggibile con qualche friend medio (giallo e rosso, a memoria) e il primo tiro della Scandella, chiodato più che a sufficienza!

La via è piacevole, faccio il famoso tiro della lama rossa, esposto e non banale, lo faccio come mio solito, dicendo che figata mentre sto pensando che paura. Finiamo la via sulla variante Scandella appunto, di cui farò il primo tiro, un V+ non banale, finirò il tiro pensando quello che poi ci raccontiamo sempre: massì dai, SI POTEVA FARE. “Si poteva fare” è la bugia più grande che gli alpinisti si raccontano, il titolo di tutte le loro cavolate, l’incipit di quando sono miracolosamente sopravvissuti, l’odore della paura camuffato benissimo. Si dai, si fa. Ma si fa cosa? Ma se ti sei appeso cinquantatrè volte, hai smesso di essere agnostico al primo metro, hai in bocca il pastone dei dopopranzi di Natale, ci hai messo cinque anni ad arrivare in sosta, si fa cosa? Si fa schifo, come sempre, senza ritegno nè orgoglio. Ma quanto è bello tutto questo!

Bene, doppie. Buona la prima, buona la seconda.

Mentre scendo nel vuoto sulla terza penso che siamo salvi, così nel vuoto dove vuoi che… ok, scherzavo. Una mezza fa l’asola col capo della corda, l’altra mezza per fortuna mi arriva in mano. Eh vabhe, che ci vuoi fare, per fortuna che i tiri sono belli.

Mi faccio fare sicura da Edo, rifaccio il tiro prima della lama rossa e poi attraverso a caso fino allo spigolo colpevole, su nessuna via, stacco la corda, me la lego addosso e ritorno. Sul traverso metto un friend rosso, si sa mai. Si sa mai che io sia intelligente direi, perché il friend si incastra. No eh, un friend incastrato per recuperare una corda incastrata mi sembra davvero troppo. Respiro, prendo forza e inizio a prendere a sassate il friend con la dolcezza di mia madre quando mi lanciava dietro le ciabatte cercando di colpirmi direttamente in testa. Incredibilmente recupero anche il friend, le camme sono pure salve.

Che figata!

Ultime doppie e siamo all’attacco e poco dopo alla Malga.

Poco dopo ancora arriva il buio, ci perdiamo sul sentiero di rientro, scendiamo a caso dritto per dritto nel prato, arriviamo alla macchina devastati come se avessimo fatto una spedizione in Pakistan.

Insomma, tutto regolare.

Si poteva fare!

 

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