Medale: concatenamento Myriam e Bonatti – racconto di come, decisamente, non siamo alpinisti

Saranno le 19 ormai, buio totale, è inverno.  Io e Ale con Google Maps sul telefono nel bosco a nord del Medale per ritrovare la traccia del sentiero che non capiamo dove abbiamo abbandonato, per rientrare finalmente alla macchina che, ovviamente, abbiamo parcheggiato dall’altra parte della parete.

Alpinismo davvero serio direi.

Com’è potuto succedere? Come tutte le volte, dandoci a vicenda man forte e credendoci decisamente più di quanto dovremmo!

Il Medale era dall’estate dopo il corso di alpinismo che lo puntavo, ma l’ho lasciato lì sapendo che è una parete invernale e ci sarei andata a tempo debito. Insieme io, Ale e Edo ci eravamo già divisi Anniversario, un lungo viaggio o una corsa all’ultimo barlume di luce!

Decidiamo quindi di riprovarci in due, io e Ale. Più o meno va così:

Io “ma se andassimo a fare Myriam e Bonatti?”

Ale “eh, partiamo conservativi dai, facciamo la Myriam che dicono comunque essere tosta, poi vediamo come e a che ora usciamo…”

Io “concordo, male che vada usciamo sulla ferrata e ciao!”

Ale “tanto so già come finisce…”

C’erano tutte le premesse perché fosse una cazzata, infatti l’abbiamo fatta!

Partiamo sulla Myriam con già la testa alla Bonatti, concateniamo i primi tiri, forti forse del volere, in cuor nostro, riuscire nell’intento, non la sentiamo particolarmente dura: usciamo fuori da un tiro proteggendoci con un micronut, ritroviamo la linea ma in men che non si dica usciamo fuori dalla via ancora carichi. E’ l’una, che d’inverno non è comunque una buona cosa! Sapevamo già come sarebbe finita, tant’è che giusto il tempo di riprendere fiato e mi ritrovo a ravanare su un traverso di terriccio alla ricerca del pulpito dove attaccherebbe la Bonatti!

Parto al volo sul primo tiro, recupero Ale che invece si lancia sul traverso, decisamente due geni a fare un tiro, superato il quale difficilmente ci saremmo potuti calare, mentre il sole inizia a girare dietro la parete! Passano circa sei anni, 59 “tieni”, 345 “occhio”, un paio di bestemmie, 32 cm avanti e due metri indietro, “no aspetta ora vado eh“. Io muta in sosta che non vedendo fisicamente Ale seguo, a sensazione sulla corda, i suoi movimenti e non dico mezza parola: lo vivo come se lo stessi facendo anche io in quel momento, non come se fossi in sosta! Quando arriva in sosta e mi dice di mollare, penso che siamo davvero tonti e che questa è una bellissima avventura. Mi avvio anche io, il traverso è davvero obbligato ed espostissimo, Ale su questo genere di passi è un drago! Lo raggiungo in sosta e parto per il diedro unto che segue. In un video su youtube Bonatti dice che fatto il traverso la via è finita. Ma noi, vorrei ricordare, non siamo alpinisti, siamo solo due dementi appesi in parete sul Medale in pieno inverno, alle 16.

Infatti raglio, tiro, azzero, mi arrabatto con l’eleganza di elefante ubriaco verso la sosta. Quando ci arrivo, sapendo che i tiri dopo dovrebbero davvero darci pace, quasi smetto di preoccuparmi del buio che incalza. Dai, che siamo vivi anche questa volta!

Facciamo gli ultimi due tiri al limite, col cervello ormai così vuoto da proteggerci con una serie intera di friend sul IV grado finale, usciamo alla croce con la frontale in testa! Aveva tutta l’aria di essere un’idea stupida, ovviamente l’abbiamo pensata noi!

Iniziamo a scendere dal sentiero, chiaramente pensiamo che sia più corta e dovrebbe ricongiungersi prima a quello che scende sopra l’Antimedale, ma noi decidiamo di andare a destra, attraversando tutta la parete, al buio, abbandonando la traccia per ritrovarci appunto a capire, con Google Maps (google maps…siamo pronti per il Cerro Torre direi!), dove diamine siamo finiti.

Torniamo alla macchina che è già domani e andiamo a fare ciò che chiunque sano di testa, che dovrebbe stare attento a dieta e allenamento farebbe, ossia spaccarci di birre al Mojito a Lecco.

 

 

 

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